FF68
2008-05-07 21:40:18 UTC
Margherita Hack, la 'bisnonna' degli atei italiani
http://www.papanews.it/dettaglio_approfondimenti.asp?IdNews=7517
di Don Marcello Stanzione
CITTA' DEL VATICANO - Il prossimo 12 giugno, l'astrofisica Margherita
Hack compirà 86 anni, ma per le affermazioni che fa riguardo alla fede
cristiana, alla Chiesa e soprattutto al Santo Padre Benedetto XVI,
dimostra di essere nata almeno due secoli fa. E' da considerarsi,
infatti, un residuo storico del sorpassato scientismo. In uno degli
ultimi numeri di Famiglia Cristiana' (n° 17 del 27 aprile 2008), la
giornalista Laura La Pietra la intervista e la propone a modello di
scienziato per tutti i ragazzi. Sono rimasto scandalizzato e
strabiliato: come è possibile che un periodico che si dice cattolico
presenti la Presidente onoraria dell'Unione Atei e Agnostici
Razionalistici, un'estremista di sinistra, anticlericale e
anticattolica, come modello di cultura e di vita per i nostri ragazzi?
Per l'ennesima volta, Famiglia Cristiana' dimostra la propria
superficialità; poi ci si meraviglia se si vendono sempre meno copie
del settimanale e bisogna chiudere le varie redazioni locali. Molti
cattolici e molti sacerdoti che una volta diffondevano la rivista nelle
scuole e nelle parrocchie, tra cui la mia, non ne vogliono più sapere
di divulgarla, perché non condividono una linea editoriale che spesso
non è in sintonia con il Magistero e la Tradizione della Chiesa.
Non è il numero delle foto del Papa sulle copertine di un giornale che
lo fa cristiano, ma la qualità dei suoi articoli. Ma veniamo alla Hack.
Il sito www.indicius.it/religioni/margherita_hack.htm riprende un'
intervista sulla fede cristiana rilasciata dalla 'bisnonna' degli atei
italiani. Alla domanda: "Per la pace, argomento di grande attualità,
non serve credere in Dio?", la Hack risponde: "Al contrario, è proprio
la scienza, con il suo linguaggio matematico universale, che permette
di superare tutti i fanatismi. Le religioni, semmai, li alimentano.
E per rendersene conto, basta vedere quello che sta succedendo oggi".
"Che cos'è, allora, Dio secondo Lei - le chiede il giornalista -, e
soprattutto perché tanti sono credenti?". "Le divinità - risponde la
Hack - sono state create per dare un senso a tutti i fenomeni naturali
dei quali l'uomo non sapeva trovare una spiegazione. Dalla pioggia in
poi". Ma la scienza, un passo dopo l'altro, ha progredito nel sapere.
Ha trovato risposte e continua a trovarle. Così Dio è diventato
qualcosa di meno fisico, di più etereo, di più spirituale. E via via
che sono state svelate le manifestazioni naturali, si è sentito sempre
meno il bisogno di Dio".
"Ritiene che sia soltanto questo il motivo per
cui tanta gente crede?", riprende l'intervistatore.
E l'astrofisica riprende: "No, naturalmente. C'è anche la paura della
morte. Unita alla speranza di avere una vita migliore nell'aldilà che
ricompensi le sofferenze patite". "La paura della morte è una
inconfutabile realtà. La religione consola, lo fa anche la scienza?",
azzarda il cronista. "Certo - replica la Hach -. Perché accetta
l'evidenza, dice che la lunghezza della vita è quella e a questa verità
bisogna adeguarsi. Spiega che la persona muore, ma le sue molecole, i
suoi protoni rimangono nell'universo". "Però non aumenta la fiducia nel
sopravvivere di una qualche coscienza dopo la morte?". "No, in compenso
fa di tutto per rendere migliore la permanenza in vita.
Cosa che la religione non fa". "Sta pensando alle interferenze della
Chiesa nelle questioni scientifiche?". "Proprio a quelle - dice la
scienziata -. Basti citare Galileo. Sono sempre interferenze gravi.
Perché la scienza deve essere totalmente libera. Non si possono fermare
certi studi". "Ad esempio?"."Quelli sulle cellule staminali embrionali.
Da queste si ricaverebbero conoscenze fondamentali per la cura di
malattie che fanno soffrire l'uomo. La scienza è vera libertà".
"Quando il suo percorso di scienziata ha incrociato l'ateismo?", le
chiedono ancora. E lei: "Non è un quando. Da bambina credevo a quello
che mi dicevano, come si crede a Babbo Natale, ma non sono mai stata
molto interessata all'argomento religione". E' evidente a qualsiasi
persona dotata di un minimo di intelligenza e di cultura che le
affermazioni della Hack sono frutto di ideologia e non di seria
riflessione intellettuale. Non voglio rubare il mestiere agli psicologi
, ma la Hack mi è sempre sembrata una persona che non stia granchè bene
con se stessa. E' certo, comunque, che la Hack è un'esponente di primo
piano dello scientismo. Con questo termine si intende quella corrente
ideologica che, a partire dal 1800, afferma l'onnipotenza della scienza
e pretende di ottenere con essa la soluzione piena e definitiva di
tutti quei problemi che per secoli hanno angustiato la mente umana.
Augusto Comte, il padre del positivismo, sosteneva che l'umanità è in
continuo progresso ed esso corrisponde al miglioramento dei suoi
procedimenti conoscitivi che sono di tre generi: mitologico-religioso;
metafisico-speculativo; ed infine positivo-sperimentale o scientifico.
Secondo Comte, l'umanità è progredita attraverso questi stadi.
Inizialmente l'umanità, usando il metodo mitologico, dava una
spiegazione dei fenomeni naturali ricorrendo a cause soprannaturali e
religiose. Successivamente, ricorrendo al metodo metafisico, l'umanità
spiegò gli stessi fenomeni escogitando principi e concetti filosofici
(sostanza, essere, fine ultimo, causa prima). Infine, nell'epoca
moderna, con la scoperta del metodo scientifico, l'umanità spiega ogni
cosa per mezzo delle leggi naturali, che - a parere di Comte - sono
gnoseologicamente sufficienti e non necessitano di rimandi metafisici.
Con questo metodo, per Comte e per la sua "nipotina" Margherita Hack,
l'uomo potrà risolvere tutti i suoi problemi e vincere tutti i mali.
Contro questa corrente ideologica di pensiero definita "scientismo" si
schierarono numerosi studiosi, per la maggioranza non confessionali,
che mostrarono con argomenti irrefutabili che non esiste un'unica forma
di sapere, quella scientifica, né esiste un unico tipo di scienza,
quella sperimentale, né un solo metodo, quello positivo, ma i saperi
sono molteplici, come pure le scienze ed i metodi. L'errore madornale
dello scientismo è quello di aver ampliato eccessivamente la portata
del metodo scientifico e di aver preteso di applicarlo non solo al
mondo della quantità e della materia, ma anche a quello della qualità
e dello spirito.
Oggi gli epistemologi, cioè gli studiosi del meccanismo della
conoscenza umana, hanno ampiamente mostrato non solo che la scienza,
in tutte le sue forme, non è onnisciente né onnipotente e che pertanto
non può conoscere tutto né risolvere tutti i problemi, ma che in realtà
la scienza è incapace di garantirsi le sue stesse basi conoscitive, per
cui la scienza può conservare perennemente solo un carattere ipotetico,
oppure deve ricorrere ad una forma di sapere che oltrepassi quello
scientifico, cioè deve cadere nei lacci della ideologia di cui
Margherita Hack, Marcello Chini e gli "scienziati" che non vollero il
Papa alla Sapienza, sono esempi mirabili ma assolutamente da non
additare quali "modelli per i giovani di oggi".
Sono veramente dei "falsi maestri", come ebbe a dire di essi il
Magnifico Rettore della Sapienza stessa. In molti strati sociali lo
scientismo è ancora di moda; molti "professori" di scienze biologiche
o chimiche, nelle scuole di media inferiore o superiori, hanno spesso
una formazione culturale globale molto limitata e sono i maggiori
diffusori dello scientismo presso una massa di studenti che,
apaticamente ed acriticamente, accettano e spesso condividono ciò che
sentono. In realtà, lo scientismo è un'esperienza culturale ormai
superata, perché non è riuscita a mantenere fede alle sue promesse.
Gli stessi scienziati hanno constatato che non solo le loro teorie sono
sempre limitate, fallibili e rivedibili, ma anche che le loro scoperte
procurano sia dei vantaggi che degli inconvenienti per l'umanità. Di
fatto, uno scienziato non sa per quali usi le sue scoperte potranno
essere impiegate in seguito ed è praticamente impossibile prevederlo
con certezza. Le opinioni inesatte di Margherita Hack sulla religione
cristiana ci offrono la possibilità di fare una breve storia sul
rapporto tra scienza e fede cattolica. Oggi il discorso su Dio è
particolarmente difficile proprio per il prevalere di una mentalità
popolare influenzata dallo scientismo e dal tecnicismo.
Già in passato si è presentata varie volte la difficoltà di conciliare
il messaggio cristiano con la cultura e la mentalità profana. Il
cristianesimo primitivo ha vissuto tale conflitto quando ha dovuto
decidere se accogliere o meno la cultura "classica" o servirsene per
l'inculturazione della fede; infatti, in seguito, si utilizzeranno,
nella teologia e nella filosofia cattolica, non pochi elementi forniti
dalla cultura filosofica greco-latina.
Altra conflittualità culturale risolta positivamente si registrò nel
XIII secolo, quando, ad opera di Alberto Magno e di Tommaso d'Aquino,
si riuscì ad inserire gli elementi della visione aristotelica nell'
ambito di una filosofia e cosmologia aperta alla trascendenza di Dio.
Va notato, però, che il contrasto tra la cultura pagana e il
cristianesimo si collocava a livello di valori ispiratori della sfera
religiosa, a cui si riconosceva la legittimità di una presenza a pieno
titolo. Ai nostri giorni, la sfera della scienza e della tecnica sembra
proporre, tramite alcuni suoi esponenti ideologizzati, come Margherita
Hack, un modo di concepire il mondo in cui il trascendente sarebbe
tenuto a non essere più presente in quanto il parlare di Dio sarebbe
un discorso privo di senso, cioè inutile.
Alla base di tale concezione ateistica, secondo molti studiosi, ci
sarebbe l'utilizzazione del metodo cartesiano, basato sulla distinzione
netta tra il mondo dello spirito e quello della corporeità (rex
cogitans et res extensa) che accelerò il processo di piena
autonomizzazione della ricerca naturale del trascendente, e quindi
favorì la visione materialistica del mondo e dell'uomo che avrebbe
purtroppo caratterizzato il secolo XVIII. Il principio metodologico
cartesiano di non ammettere, se non quando appare con tutta chiarezza
e distinzione all'intelletto del ricercatore, aprirà - da una parte -
la strada ai diritti dell'analisi soggettiva delle varie questioni
filosofiche e teologiche, e, dall'altra, darà inizio a quello spirito
razionalistico che, a poco a poco, in nome della suprema autorità della
ragione, si rivolgerà contro ogni realtà di fede e in genere rifiuterà
tutto ciò che l'intelletto umano non riesce a comprendere e a
dimostrare.
Tale atteggiamento intellettuale può essere sintetizzato nella risposta
data da Place a Napoleone che l'interrogava sulla sua esposizione della
teoria cosmologica: "Che posto avete riservato a Dio nel vostro
sistema?". "Sire, non ho avuto bisogno di questa ipotesi". In
conclusione, nonostante le affermazioni della Hack, l'attuale crisi
irreversibile dello scientismo e la constatazione dell'incapacità dell'
uomo a dominare il progresso tecnico-scientifico, sono le condizioni
della cultura attuale che ripropone i problemi dei fini, del perché
ultimo, del senso della vita e della storia. Sono queste, in ultima
analisi, alcune componenti del problema di Dio, che è un problema di
conversione, di orientamento alla salvezza, di scelte radicali per le
quali vale la pena di giocare la propria esistenza.
Il cristiano deve essere veramente convinto che la civiltà
contemporanea, per non andare in completa decadenza e rovina, non può
fare a meno di Dio e della Chiesa. Abbiamo quindi bisogno di recuperare
il senso profondo di Dio. Certamente ciò richiede una notevole fatica,
soprattutto nel riscoprire le sembianze del volto assunto da Dio nella
storia del XXI secolo, le quali non sono forse quelle alle quali
eravamo abituati nei secoli precedenti. Al giorno d'oggi, la civiltà è
improntata dalla mentalità scientista e tecnicista, mentre in futuro
assumerà altre caratteristiche. Proprio per questo, il proporre Dio
oggi, in misura notevole, significa proporre delle risposte alle
domande che la scienza e la tecnica hanno reso più acute riconoscendo,
nello stesso tempo, di non essere in grado di dar loro delle risposte
valide. Scheler diceva che l'umanità è da sempre "malata di Dio".
Tale malattia diventa oggi più acuta perché il mondo che circonda
l'umanità minaccia di travolgerla. L'umanità ha bisogno di quei valori
culturali e religiosi a cui Dio soltanto può assicurare un solido
fondamento per gettare le basi di una nuova cultura capace di condurre
l'umanità verso un livello più elevato di umanizzazione che la scienza
e la tecnica, per buona pace di Margherita Hack, sono incapaci di
fornire.
http://www.papanews.it/dettaglio_approfondimenti.asp?IdNews=7517
di Don Marcello Stanzione
CITTA' DEL VATICANO - Il prossimo 12 giugno, l'astrofisica Margherita
Hack compirà 86 anni, ma per le affermazioni che fa riguardo alla fede
cristiana, alla Chiesa e soprattutto al Santo Padre Benedetto XVI,
dimostra di essere nata almeno due secoli fa. E' da considerarsi,
infatti, un residuo storico del sorpassato scientismo. In uno degli
ultimi numeri di Famiglia Cristiana' (n° 17 del 27 aprile 2008), la
giornalista Laura La Pietra la intervista e la propone a modello di
scienziato per tutti i ragazzi. Sono rimasto scandalizzato e
strabiliato: come è possibile che un periodico che si dice cattolico
presenti la Presidente onoraria dell'Unione Atei e Agnostici
Razionalistici, un'estremista di sinistra, anticlericale e
anticattolica, come modello di cultura e di vita per i nostri ragazzi?
Per l'ennesima volta, Famiglia Cristiana' dimostra la propria
superficialità; poi ci si meraviglia se si vendono sempre meno copie
del settimanale e bisogna chiudere le varie redazioni locali. Molti
cattolici e molti sacerdoti che una volta diffondevano la rivista nelle
scuole e nelle parrocchie, tra cui la mia, non ne vogliono più sapere
di divulgarla, perché non condividono una linea editoriale che spesso
non è in sintonia con il Magistero e la Tradizione della Chiesa.
Non è il numero delle foto del Papa sulle copertine di un giornale che
lo fa cristiano, ma la qualità dei suoi articoli. Ma veniamo alla Hack.
Il sito www.indicius.it/religioni/margherita_hack.htm riprende un'
intervista sulla fede cristiana rilasciata dalla 'bisnonna' degli atei
italiani. Alla domanda: "Per la pace, argomento di grande attualità,
non serve credere in Dio?", la Hack risponde: "Al contrario, è proprio
la scienza, con il suo linguaggio matematico universale, che permette
di superare tutti i fanatismi. Le religioni, semmai, li alimentano.
E per rendersene conto, basta vedere quello che sta succedendo oggi".
"Che cos'è, allora, Dio secondo Lei - le chiede il giornalista -, e
soprattutto perché tanti sono credenti?". "Le divinità - risponde la
Hack - sono state create per dare un senso a tutti i fenomeni naturali
dei quali l'uomo non sapeva trovare una spiegazione. Dalla pioggia in
poi". Ma la scienza, un passo dopo l'altro, ha progredito nel sapere.
Ha trovato risposte e continua a trovarle. Così Dio è diventato
qualcosa di meno fisico, di più etereo, di più spirituale. E via via
che sono state svelate le manifestazioni naturali, si è sentito sempre
meno il bisogno di Dio".
"Ritiene che sia soltanto questo il motivo per
cui tanta gente crede?", riprende l'intervistatore.
E l'astrofisica riprende: "No, naturalmente. C'è anche la paura della
morte. Unita alla speranza di avere una vita migliore nell'aldilà che
ricompensi le sofferenze patite". "La paura della morte è una
inconfutabile realtà. La religione consola, lo fa anche la scienza?",
azzarda il cronista. "Certo - replica la Hach -. Perché accetta
l'evidenza, dice che la lunghezza della vita è quella e a questa verità
bisogna adeguarsi. Spiega che la persona muore, ma le sue molecole, i
suoi protoni rimangono nell'universo". "Però non aumenta la fiducia nel
sopravvivere di una qualche coscienza dopo la morte?". "No, in compenso
fa di tutto per rendere migliore la permanenza in vita.
Cosa che la religione non fa". "Sta pensando alle interferenze della
Chiesa nelle questioni scientifiche?". "Proprio a quelle - dice la
scienziata -. Basti citare Galileo. Sono sempre interferenze gravi.
Perché la scienza deve essere totalmente libera. Non si possono fermare
certi studi". "Ad esempio?"."Quelli sulle cellule staminali embrionali.
Da queste si ricaverebbero conoscenze fondamentali per la cura di
malattie che fanno soffrire l'uomo. La scienza è vera libertà".
"Quando il suo percorso di scienziata ha incrociato l'ateismo?", le
chiedono ancora. E lei: "Non è un quando. Da bambina credevo a quello
che mi dicevano, come si crede a Babbo Natale, ma non sono mai stata
molto interessata all'argomento religione". E' evidente a qualsiasi
persona dotata di un minimo di intelligenza e di cultura che le
affermazioni della Hack sono frutto di ideologia e non di seria
riflessione intellettuale. Non voglio rubare il mestiere agli psicologi
, ma la Hack mi è sempre sembrata una persona che non stia granchè bene
con se stessa. E' certo, comunque, che la Hack è un'esponente di primo
piano dello scientismo. Con questo termine si intende quella corrente
ideologica che, a partire dal 1800, afferma l'onnipotenza della scienza
e pretende di ottenere con essa la soluzione piena e definitiva di
tutti quei problemi che per secoli hanno angustiato la mente umana.
Augusto Comte, il padre del positivismo, sosteneva che l'umanità è in
continuo progresso ed esso corrisponde al miglioramento dei suoi
procedimenti conoscitivi che sono di tre generi: mitologico-religioso;
metafisico-speculativo; ed infine positivo-sperimentale o scientifico.
Secondo Comte, l'umanità è progredita attraverso questi stadi.
Inizialmente l'umanità, usando il metodo mitologico, dava una
spiegazione dei fenomeni naturali ricorrendo a cause soprannaturali e
religiose. Successivamente, ricorrendo al metodo metafisico, l'umanità
spiegò gli stessi fenomeni escogitando principi e concetti filosofici
(sostanza, essere, fine ultimo, causa prima). Infine, nell'epoca
moderna, con la scoperta del metodo scientifico, l'umanità spiega ogni
cosa per mezzo delle leggi naturali, che - a parere di Comte - sono
gnoseologicamente sufficienti e non necessitano di rimandi metafisici.
Con questo metodo, per Comte e per la sua "nipotina" Margherita Hack,
l'uomo potrà risolvere tutti i suoi problemi e vincere tutti i mali.
Contro questa corrente ideologica di pensiero definita "scientismo" si
schierarono numerosi studiosi, per la maggioranza non confessionali,
che mostrarono con argomenti irrefutabili che non esiste un'unica forma
di sapere, quella scientifica, né esiste un unico tipo di scienza,
quella sperimentale, né un solo metodo, quello positivo, ma i saperi
sono molteplici, come pure le scienze ed i metodi. L'errore madornale
dello scientismo è quello di aver ampliato eccessivamente la portata
del metodo scientifico e di aver preteso di applicarlo non solo al
mondo della quantità e della materia, ma anche a quello della qualità
e dello spirito.
Oggi gli epistemologi, cioè gli studiosi del meccanismo della
conoscenza umana, hanno ampiamente mostrato non solo che la scienza,
in tutte le sue forme, non è onnisciente né onnipotente e che pertanto
non può conoscere tutto né risolvere tutti i problemi, ma che in realtà
la scienza è incapace di garantirsi le sue stesse basi conoscitive, per
cui la scienza può conservare perennemente solo un carattere ipotetico,
oppure deve ricorrere ad una forma di sapere che oltrepassi quello
scientifico, cioè deve cadere nei lacci della ideologia di cui
Margherita Hack, Marcello Chini e gli "scienziati" che non vollero il
Papa alla Sapienza, sono esempi mirabili ma assolutamente da non
additare quali "modelli per i giovani di oggi".
Sono veramente dei "falsi maestri", come ebbe a dire di essi il
Magnifico Rettore della Sapienza stessa. In molti strati sociali lo
scientismo è ancora di moda; molti "professori" di scienze biologiche
o chimiche, nelle scuole di media inferiore o superiori, hanno spesso
una formazione culturale globale molto limitata e sono i maggiori
diffusori dello scientismo presso una massa di studenti che,
apaticamente ed acriticamente, accettano e spesso condividono ciò che
sentono. In realtà, lo scientismo è un'esperienza culturale ormai
superata, perché non è riuscita a mantenere fede alle sue promesse.
Gli stessi scienziati hanno constatato che non solo le loro teorie sono
sempre limitate, fallibili e rivedibili, ma anche che le loro scoperte
procurano sia dei vantaggi che degli inconvenienti per l'umanità. Di
fatto, uno scienziato non sa per quali usi le sue scoperte potranno
essere impiegate in seguito ed è praticamente impossibile prevederlo
con certezza. Le opinioni inesatte di Margherita Hack sulla religione
cristiana ci offrono la possibilità di fare una breve storia sul
rapporto tra scienza e fede cattolica. Oggi il discorso su Dio è
particolarmente difficile proprio per il prevalere di una mentalità
popolare influenzata dallo scientismo e dal tecnicismo.
Già in passato si è presentata varie volte la difficoltà di conciliare
il messaggio cristiano con la cultura e la mentalità profana. Il
cristianesimo primitivo ha vissuto tale conflitto quando ha dovuto
decidere se accogliere o meno la cultura "classica" o servirsene per
l'inculturazione della fede; infatti, in seguito, si utilizzeranno,
nella teologia e nella filosofia cattolica, non pochi elementi forniti
dalla cultura filosofica greco-latina.
Altra conflittualità culturale risolta positivamente si registrò nel
XIII secolo, quando, ad opera di Alberto Magno e di Tommaso d'Aquino,
si riuscì ad inserire gli elementi della visione aristotelica nell'
ambito di una filosofia e cosmologia aperta alla trascendenza di Dio.
Va notato, però, che il contrasto tra la cultura pagana e il
cristianesimo si collocava a livello di valori ispiratori della sfera
religiosa, a cui si riconosceva la legittimità di una presenza a pieno
titolo. Ai nostri giorni, la sfera della scienza e della tecnica sembra
proporre, tramite alcuni suoi esponenti ideologizzati, come Margherita
Hack, un modo di concepire il mondo in cui il trascendente sarebbe
tenuto a non essere più presente in quanto il parlare di Dio sarebbe
un discorso privo di senso, cioè inutile.
Alla base di tale concezione ateistica, secondo molti studiosi, ci
sarebbe l'utilizzazione del metodo cartesiano, basato sulla distinzione
netta tra il mondo dello spirito e quello della corporeità (rex
cogitans et res extensa) che accelerò il processo di piena
autonomizzazione della ricerca naturale del trascendente, e quindi
favorì la visione materialistica del mondo e dell'uomo che avrebbe
purtroppo caratterizzato il secolo XVIII. Il principio metodologico
cartesiano di non ammettere, se non quando appare con tutta chiarezza
e distinzione all'intelletto del ricercatore, aprirà - da una parte -
la strada ai diritti dell'analisi soggettiva delle varie questioni
filosofiche e teologiche, e, dall'altra, darà inizio a quello spirito
razionalistico che, a poco a poco, in nome della suprema autorità della
ragione, si rivolgerà contro ogni realtà di fede e in genere rifiuterà
tutto ciò che l'intelletto umano non riesce a comprendere e a
dimostrare.
Tale atteggiamento intellettuale può essere sintetizzato nella risposta
data da Place a Napoleone che l'interrogava sulla sua esposizione della
teoria cosmologica: "Che posto avete riservato a Dio nel vostro
sistema?". "Sire, non ho avuto bisogno di questa ipotesi". In
conclusione, nonostante le affermazioni della Hack, l'attuale crisi
irreversibile dello scientismo e la constatazione dell'incapacità dell'
uomo a dominare il progresso tecnico-scientifico, sono le condizioni
della cultura attuale che ripropone i problemi dei fini, del perché
ultimo, del senso della vita e della storia. Sono queste, in ultima
analisi, alcune componenti del problema di Dio, che è un problema di
conversione, di orientamento alla salvezza, di scelte radicali per le
quali vale la pena di giocare la propria esistenza.
Il cristiano deve essere veramente convinto che la civiltà
contemporanea, per non andare in completa decadenza e rovina, non può
fare a meno di Dio e della Chiesa. Abbiamo quindi bisogno di recuperare
il senso profondo di Dio. Certamente ciò richiede una notevole fatica,
soprattutto nel riscoprire le sembianze del volto assunto da Dio nella
storia del XXI secolo, le quali non sono forse quelle alle quali
eravamo abituati nei secoli precedenti. Al giorno d'oggi, la civiltà è
improntata dalla mentalità scientista e tecnicista, mentre in futuro
assumerà altre caratteristiche. Proprio per questo, il proporre Dio
oggi, in misura notevole, significa proporre delle risposte alle
domande che la scienza e la tecnica hanno reso più acute riconoscendo,
nello stesso tempo, di non essere in grado di dar loro delle risposte
valide. Scheler diceva che l'umanità è da sempre "malata di Dio".
Tale malattia diventa oggi più acuta perché il mondo che circonda
l'umanità minaccia di travolgerla. L'umanità ha bisogno di quei valori
culturali e religiosi a cui Dio soltanto può assicurare un solido
fondamento per gettare le basi di una nuova cultura capace di condurre
l'umanità verso un livello più elevato di umanizzazione che la scienza
e la tecnica, per buona pace di Margherita Hack, sono incapaci di
fornire.
--
questo articolo e` stato inviato via web dal servizio gratuito
http://www.newsland.it/news segnala gli abusi ad ***@newsland.it
questo articolo e` stato inviato via web dal servizio gratuito
http://www.newsland.it/news segnala gli abusi ad ***@newsland.it