Franco Santin
2005-04-29 05:23:56 UTC
Premessa:
In seguito alla mancata risposta da parte dei tre ministri della Chiesa,
don Enrico Righi, cardinale Biffi e il vescovo Carraro, alle mie ripetute
richieste (vedi "PROCESSO"su www.luigicascioli.it )con lettere aperte,
pubblicate anche da giornali a diffusione nazionale, di una testimonianza
confermante l'esistenza storica di Cristo, ho preso la decisione di essere
io a portare a loro le prove della sua non esistenza anche se, per
escluderlo dalla storia, sarebbe più che sufficiente il solo fatto
chenessun documento contemporaneo parla di lui.
Riassunto telegrafico della situazione politico-religiosa della Palestina
sotto l'occupazione romana:
Nel -63 Pompeo, istallatosi a Damasco dopo la conquista della Siria,
decise, prima di rientrare a Roma, di dare un ordine sociale e politico a
tutti i possedimenti dell'Asia compresa la Palestina che è era stata
annessa all'Impero in qualità di protettorato.In Palestina c'eraun
conflitto tra i due fratelli Aristobulo II e Ircano II che si contendevano
il trono di Gerusalemme quali appartenenti alla casta deglidella stirpe
degli Asmonei sedicente discendente della stirpe di David.Pompeo, eletto
arbitro della contesa, ritenendo Aristobulo II non affidabile per certe sue
amicizie pericolose per Roma, decise in favore di Ircano II. sostenitori di
Aristobulo II organizzarono una rivolta armata contro Ircano II. Pompeo
pose termine ai disordini entrando in Palestina con le sue legioni. I
partigiani di Aristobulo II furono sconfitti, Gerusalemme occupata, i
legionari entrarono nel Tempio con conseguente profanazione del Sancta
Sanctorum che generò in tutti gli ebrei un odio feroce contro i romani.
Pompeo, riconfermato Ircano II al trono di Gerusalemme, ma sotto la
sorveglianza di un controllore di sua fiducia nella persona di un certo
Antipatro, nella certezza di aver ristabilito in maniera definitiva l'
ordine, partì per Roma lasciando una sola legione a Gerusalemme. Alla morte
di Aristobulo II, i suoi successoririprendono la lotta armata contro Ircano
II. È in questa rivendicazione che appare la figura di un certo Ezechia
nella parte di capo del movimento armato contro Ircano II e i romani suoi
sostenitori. (vedi Fav. di Cristo pag. 87). Gabinio, proconsole di Siria
(55-57 a.C.) intervenne con le legioni e dopo duri scontri riuscì a
riportare l'ordine.
Giulio Cesare, succeduto a Pompeo, riconfermò Ircano II al trono di
Gerusalemme ma con sempre accantoAntipatro nella sua carica di controllore
(47 a.C.).Antipatro ha un figlio di nome Erode il quale, per realizzare l'
ambizione di prendere lui il posto degli Asmonei sul trono di Gerusalemme,
si schiera al fianco dei Romani nella lotta di repressione contro i
rivoltosi di Ezechia.Morto Ezechia in uno scontro armato contro una
pattuglia comandata dallo stesso Erode(44 a.C.),il suo posto di pretendente
al trono di Gerusalemme viene preso da suo figlio Giuda, detto il Galileo
nel significato che aveva questo appellativo di "rivoluzionario" perché era
in Galilea che si trovava la più importante organizzazione
rivoluzionaria.Ircano II, intanto, venne fatto prigioniero nella guerra che
la Palestina stava conducendo contro i Parti.Approfittando della cattura di
Aristobulo II, Erode s'istallò sul trono di Gerusalemme facendosi eleggere
dai Romani re della Palestina. (-40).
Rientrato Ircano II dalla prigionia, Erodefece uccidere lui e tuttii suoi
discendenti degli Asmonei che avrebbero potuto contestargli il regno,
compresa sua moglie ... e i due figli che aveva avuto da lei. (È da questi
eccidi che fu costruita quella strage degli innocenti riportata dai
vangeli, che in realtà non è mai esistita).Erode muore nel 4 a.C. lasciando
una successione complicata tra i suoi quattro figli.Alla morte di Erode,
Giuda il Galileo, figlio di Ezechia, quale Asmoneo pretendente al trono di
Gerusalemme, con un esercito formato da esseno-zeloti, attacca la legione
romana di stanza a Gerusalemme generando una vera e propria guerra che
termina dopo ben tre interventi da parte di Quintilio Varo, proconsole in
Siria. La repressione da parte dei romani è feroce; la crocifissione di
duemila rivoltosi genera un aumento di odio verso i Romani da parte degli
ebrei.
Cesare Augusto, subentrato a Giulio Cesare, per rendere più controllabile
la Palestina la divide in quattro tetrarchie affidandone ciascuna ad uno
dei quattro figli di Erode. La più importante, quella della Giudea con
capitale Gerusalemme, l'affida ad Archelao quale primogenito.Questa
conferma da parte di Roma a mantenere i discendenti di Erode al comando
della Palestina, genera nuove rivolte da parte dei rivoltosi guidati da
Giuda il Galileo. Cesare Augusto, stanco dei continui disordini causati da
tutte queste lotte di successione, decide di occupare militarmente la
Palestina passandola da protettorato, quale era, a provincia dell'Impero
Romano etoglie dal trono di Gerusalemme ogni pretendente di razza ebraica
per sostituirlo conun procuratore romano a cui accorda ogni autorità,
compresa quella di emettere condanne amorte (6 d.C.).
Come conseguenza del passaggio da protettorato a provincia, la Palestina
viene sottoposta ad un censimento a fini fiscali che genera un fermento
generale del quale ne approfitta Giuda il Galileo per organizzare un'
ulteriore rivoluzione contro i romani, rivoluzione alla quale partecipa
tutto il mondo ebraico di religione biblica in una maniera particolarmente
sentita perché oltre al sentimento di ribellione contro l'imposizione delle
tasse che sarebbe derivata dal censimento, esso vedeva nella sostituzione
di Archelao con un procuratore romano al trono di Gerusalemme quell'
avvenimento che avrebbe annunciato l'imminente avvento del Messia secondo
quanto aveva predetto il profeta Giacobbe: << Il tempo dell'attesa si
compirà quando lo scettro di Davide passerà nelle mani di uno
straniero>>.La partecipazione del popolo fu così massiccia e sentita da
trasformare la rivolta in una vera e propria guerra che durò oltre due anni
mettendo spesso in difficoltà le legioni romane venute dalla Siria.
Morto Giuda il Galileo in questa guerra, il suo posto nelle rivendicazioni
al trono di Gerusalemme fu preso dal primogenito Giovanni e dagli altri
suoi sei figli Simone, Giacomo il Maggiore, Giuda (non l'Iscariote),
Giacomo il Minore, Giuseppe e, l'ultimo, Menahem, che morirà nella guerra
giudaica del 66-70 dopo essere stato acclamato dagli esseno-zeloti, durante
l'assedio di Gerusalemme da parte delle legioni romane, re dei Giudei.
Fatta questa breve ricapitolazione per far comprendere quale importanza
ebbero i discendenti della casta degli Asmonei nelle rivoluzioni
messianiche, passiamo ora ad analizzare, attraverso una documentazione
storica, questa squadra di combattenti Jahvisti, formata dai figli di Giuda
il Galileo, per trarre da essa quelle che sono le prime due prove dellanon
esistenza storica di Gesù Cristo.
SECONDA PROVA
La seconda prova della non esistenza storica di Gesù ci sarà fornita,
netta ed inconfutabile, mettendo in diretto confronto la figura del Messia
dei Testi Sacri, detto il Nazareno, con il Messia della Storia, detto il
Nazireo, entrambi pretendenti al trono di Gerusalemme in qualità di "re dei
Giudei".
Messia dei Testi Sacri.
Il Messia dei TestiSacri, al quale la Chiesa ha dato il nome di Gesù, ci
viene presentato secondo i seguenti dati anagrafici:
a)Paternità:figlio primogenito di Giuseppe.
b) Luogo di nascita: Betlemme, anche se Marco e Giovanni non ne fanno
menzione nelle loro biografie cominciando il racconto della sua vita da
quando aveva trent'anni.
c)Residenza: Nazaret, perché la città natale di suo padre Giuseppe, secondo
il biografo Dottor Luca, perché ha dovuto rifuggircisi dal ritorno dall'
Egitto dove si era rifugiato per sfuggire alla strage degli innocenti
ordinata da Erode che voleva ucciderlo perché ritenuto suo concorrente al
trono di Gerusalemme.
d) Professione: Rabbi.
e)Ha due appellativi, quello di Galileo perché Nazaret si trovava nella
regione della Galilea, e quello di Nazareno che gli viene dalla città di
Nazaret, considerata sua patria per adozione da Matteo e per discendenza
atavica da Luca.
f)Inizia la sua missione di predicatore formando una squadra di dodici
discepoli, dei quali alcuni sono suoi fratelliche si chiamano Simone
Pietro, detto Cefa, figlio di Giona, Giacomo il Maggiore detto Boanerghe,
Giuda detto Teudas (Taddeo), Giacomo il Minore detto Zelota... degli altri
otto, essendo alquanto complicata la spiegazione dei nomi, ne parleremo in
una prossima lettera aperta.
Con questa squadra di discepoli, partendo dai confini della Siria
(Mt.4,23), dopo un periodo di prediche di durata imprecisata ( tre per i
biografi Matteo e Marco, due per il biografo Dottor Luca e uno soltanto per
il biografo Giovanni), percorre la Palestina predicando una morale del
tutto identica a quella esseno-zelota, giunge a Gerusalemme perché è in
questa città che, secondo i Testi Sacri, deve concludersi la sua missione
di evangelizzatore.
Prima di entravi, ne prevede la distruzione. (Mt.24,15).
g) Sotto le feste di Pasqua, dopo aver consumato una cena nella quale i
discepoli vi partecipano armati di spade, viene arrestato nel Getsemani e
crocefisso sotto l'accusa di aver commesso reati di natura religiosa e
politica; religiosa, per essersi dichiarato figlio di Dio, e politica, per
aver sostenuto di essere il re dei Giudei (reato gravissimo per i Romani),
di aver tentato di sollevare il popolo e di avere impedito di pagare i
tributi a Cesare ( Lc. 23 - 1,5).
Giovanni di Gamala secondo la documentazione storica.
a)Paternità: figlio primogenito di Giuda il Galileo.
b)Luogo di nascita: Gamala, sita nella regione della Golanite confinante
con la Siria.
c)Residenza:Gamala, città degli Asmonei.
d)Quale discendente della stirpe di David, viene ricercato da Erode perché
lo considera un suo rivale al trono di Gerusalemme.
e)Professione: Rabbi.
f) Ha due appellativi, quello di Galileo come suo padre Giuda, anche se di
origine Golanite, perché appartenente al movimento rivoluzionario che ha
sedein Galilea, e quello di Nazireo perché appartenente alla casta
politico-religiosa dei Nazir alla quale il movimento rivoluzionario
avevaaffidato la propria propaganda secondo i canoni della morale
esseno-zelota.
g)Inizia la sua missione di propagandista rivoluzionario costituendo una
banda di guerriglieri, autonominatasi "Boanerghes" (figli della vendetta),
della quale fanno parte i suoi sei fratelli, i cui nomi sono Simone
Barjiona, detto Cefa, Giacomo il Maggiore, detto Boanerghe, Giuda, detto
Teuda, Giacomo il Minore, detto Zelota, Giuseppe e Menahem. Con questa
banda di guerriglieri, partendo dalla sua regione Golanite, che si trova ai
confini della Siria, percorre la Palestina per concludere la sua missione
in Giudea con la conquista di Gerusalemme.
e) Sotto le feste di Pasqua (era in questa ricorrenza che i rivoluzionari
organizzavano le rivolte approfittando della confusione generata dal forte
afflusso di pellegrini) viene catturato nel Getsemani e quindi crocifisso
sotto l'accusa di promotore di una rivolta.
Confronto storico-geografico tra Nazaret e Gamala.
Come si vede dai due estratti sopra riportati, ci troviamo di fronte a due
personaggi che, tolto qualche dato, come la paternità e la città da cui
provengono, hanno tutto il resto in comune. Sono entrambi perseguitati da
Erode perché vede in essi dei probabili rivali al trono di Gerusalemme
quali discendenti della stirpe di Davide, sonotutti e dueRabbi, hanno lo
stesso appellativo di "Galileo",sono capi di due squadre composte da
seguaci tra cui ci sono loro fratelli che hanno lo stesso nome, e iniziano,
sia l'uno che l'altro, la loro missione dai confini della Siria per
concluderla sotto le feste di Pasqua a Gerusalemme, dove vengono catturati
nell'orto del Getsemani per essere crocefissi sotto l'accusa di rivoltosi.
Lasciando da parte le paternità che non possono essere discusse su un piano
storico perché quella di Giuseppe, attribuitaa Gesù dai Testi Sacri, non è
altro che il risultato di un'immaginaria elaborazione biblica, passiamo ad
esaminarel'altra differenza che possiamo affermare essere la sola che si
oppone a fare dei due personaggi la stessa persona, cioè quella riguardante
le due città che vengono indicate come loro patrie; la città di Nazaret che
viene attribuita a Gesù dai vangeli e la città di Gamella che viene
attribuita a Ezechia, nonno di Giovanni, da Giuseppe Flavio.
Nazaret.
Lasciando l'annosa discussione riguardo la sua esistenza al tempo di Gesù
che da alcuni è negata perché nessun documento ne parla prima del IX
secolo, mentre da altri viene riconosciuta sotto forma di un piccolo
raggruppamento di capanne dai tetti di paglia, procediamo nella
dimostrazione della seconda prova considerando Nazaret nella sua posizione
geografica leggermente collinaredistantecirca trentacinque chilometri dal
lago di Tiberiade.Analizzando i vangeli non si può non restare sorpresi dal
fatto che le descrizioni che essi fanno della patria di Gesù non hanno
nulla a che vedere con la realtà.
Leggiamo insieme: <<Terminate queste parabole, Gesù partì di là e venuto
nella sua patria insegnava nella Sinagoga. La gente del suo paese,
riconosciutolo, si mise a parlare di lui. Gesù, udito ciò che dicevano,
partì di là su una barca, ma visto che la gente restava sulla spiaggia
guarì i malati e moltiplicò i pani e i pesci. Congedata la folla, salì sul
monte e si mise a pregare. Dal monte vide che sotto, nel lago di Tiberiade,
la barca degli apostoli era messa in pericolo dalle onde generate dal vento
che si era improvvisamente levato>>. (Mt. 13,2).
Se la patria di Gesù è Nazaret, come viene affermato dalla Chiesa, e
Nazaret è una città situata su una zona leggermente collinare e lontana dal
lago di Tiberiade trentacinque chilometri, vorrei che almeno uno dei tre
(don Enrico Righi, il card. Biffi e il Vescovo Carraro), ai quali mi sono
rivolto perché mi dessero una prova, una soltanto, dell'esistenza storica
di Gesù,mi spiegasse come possa esserci una riva, delle barche eun monte
che si erge sul lago di Tiberiade. Una vera contraddizione che non può
trovare nessuna giustificazione, anche la più assurda, dal momento che la
troviamo ripetutamente confermata da tutti gli evangelisti come risulta dai
passi sotto riportati:
<<Gesù si recò a Nazaret dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo
solito, di Sabato nella sinagoga e si alzò a leggere... all'udire queste
cose tutti furono pieni di sdegno; si levarono, lo cacciarono fuori della
città e lo condussero al ciglio del monte sul quale la città era situata
per gettarlo giù dal precipizio, ma egli, passando in mezzo a loro se ne
andò>>. (Lc. 4- 14 e segg.).
<<Quel giorno Gesù uscì di casa e, sedutosi in riva al mare(lago di
Tiberiade), cominciò a raccogliersi intorno a lui tanta folla che dovette
salire su una barca>>. (Mt. 13- 1,2).
<<Sentendo ciò che diceva, una gran folla si recò da Gesù. Allora egli
pregò i suoi discepoli che gli mettessero a disposizione una barca, a causa
della folla, perché non lo schiacciassero... salì poi sul monte,chiamò a sé
quelli che volle andassero da lui... Entrò in casa e si radunò intorno a
lui molta folla, al punto che non poteva neppure prendere cibo. Giunsero
sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori lo mandarono a chiamare. Dopo
aver spiegato chiaramente chi fossero realmente i suoi parenti, uscito di
casa, Gesù si mise a insegnare di nuovo lungo il mare >>...e come questi,
tanti sono ancora i passi dei quattro evangelisti che, riferendosi alla
città natale di Gesù, escludono nella maniera più evidente che Nazaret
possa essere la sua patria almeno che non si voglia, e tutto è possibile
alla fede, mettere barche in un paese che dista trentacinque chilometri dal
lago di Tiberiade e trasformare un pagliaio in una montagna.
Gamala.
Se la patria di Gesù non è Nazaret, quale è allora questa città a cui si
riferiscono i vangeli? La risposta ci viene da un passo della "Guerra
Giudaica" nel quale Giuseppe Flavio ci parla di Ezechia, padre di Giuda il
Galileo e nonno di Giovanni, pretendente al trono di Gerusalemme quale
appartenente alla casta degli Asmonei discendente della stirpe di Davide:
<<Ezechia era un Rabbi appartenente a famiglia altolocata della città di
Gamala che era situata sulla sponda golanite del lago di Tiberiade. Questa
città non si era sottomessa ai romani confidando nelle sue difese naturali.
Da una montagna si protende infatti uno sperone dirupato il quale nel mezzo
s'innalza in una gobba che dalla sommità declina con uguale pendio sia
davanti che di dietro, tanto da somigliare al profilo di un cammello
(gamlà); da questo trae il nome, anche se i paesani non rispettano l'esatta
pronuncia del nome chiamandola Gamala. Sui fianchi e di fronte termina in
burroni impraticabili mentre è un po' accessibile di dietro. Ma anche qui
gli abitanti, scavando una fossa trasversale, avevano sbarrato il
passaggio. Le case costruite sui pendii erano fittamente disposte l'una
sopra l'altra: sembrava che la città fosse appesa e sempre sul punto di
cadere dall'alto su se stessa. Affacciata a mezzogiorno, la sua sommità
meridionale, elevandosi a smisurata altezza, formava la rocca della città,
sotto di cui un dirupo privo di mura sprofondava in un profondissimo
burrone>>.(Guerra Giud. IV -4,8).
Basta rileggereuno solo dei passi evangeli citati per renderci conto che la
città di Gesù, corrispondendo esattamente alla descrizione di Giuseppe
Flavio, non è assolutamente Nazaret ma Gamala.
Ma come è potuto accadere che gli evangelisti siano caduti in una simile
incoerenza? La risposta è semplice: il capitolo riguardante la nascita di
Gesù, nel quale viene dichiarata Nazaret come patria di Gesù, fu aggiunto
in Matteo e in Marco quando i vangeli erano già stati scritti e pubblicati,
cioè nel IV secolo allorché i Padri della Chiesa decisero di dare a Gesù
una incarnazione attraverso una nascita terrena, incarnazione che fino ad
allora era stata sostenuto essere avvenuta all'età di trent'anni,nel
momento del battesimo ricevuto da Giovanni, per dichiarazione di Dio:
<<Questi è il mio figlio prediletto, che oggi ho generato>>.
Perché fu scelto proprio Nazaret, quel paese che al tempo di Gesùpoteva
essere tutt'alpiù rappresentato da un insignificante villaggio formato da
quattro capanna dai tetti di paglia e non una città di maggiore importanza
come Cafarnao, Sefforis o altre? Perché dovevano far sparire quell'
appellativo di Nazireo che, significando "attivista del movimento
rivoluzionario", avrebbe compromessola trasformazione di un combattente
Boanerges, figlio della vedetta, in un predicatore di pace e di perdono. E,
così, ancora una volta, come in tante altre trasformazioni fatte per
nascondere la natura originaria zelota dei discepoli (vedi "quananite", in
nativo di Cana, "Ecariot" in nativo di Keriot, "Galileo" nativo della
Galilea), ricorrendo all'espediente geografico, trasformarono "Nazireo" in
"Nazareno" quale oriundo della città di Nazaret. Trasformazione che,
secondo gli esegeti, spinge ad un sorriso di compassione nella sua
arrogantefalsità se si considera che gli abitanti di Nazaret non si
chiamano nazareni, ma"Nazaretani". Dunque, se la patria di Gesù non è
Nazaret ma Gamala, chi altri, in realtà, egli ha potuto essere se non quel
figlio di Giuda il Galileo che, quale primogenito di sette fratelli, morì
crocifisso per restaurare il regno di David di cui lui, quale asmoneo, ne
pretendeva il trono?
Queste sono le prime due prove che invio come risposta al silenzio della
Chiesa alla mia richiesta di una prova sull'esistenza storica di Gesù,
detto il Cristo, per la quale, se mi fosse fornita, sono pronto a ritirare
subitola querela contro la Chiesa, nella persona di don Enrico Righi, per
abuso di credulità popolare e sostituzione di persona.
Ho detto le prime due perché altre ne seguiranno.
Luigi Cascioli.
P.S. Risponderò ad eventuali obiezioni soltanto se mi verranno da una delle
tre persone sopra nominate o da chi, prendendo il loro posto, si assuma
tutta la responsabilità della Chiesa nella qualità di suo ministro. Ogni
intromissione di terzi appartenenti al mondo laico, per quanto dotti e
credenti possano dimostrarsi, sarà respinta.
Luigi Cascioli
01020 Roccalvecce Viterbo
Tel/Fax +39 0761 910283
E-Mail: ***@luigicascioli.it
Il libro di Luigi Cascioli può essere richiesto mediante versamento di ?
12,50 (spese di trasporto sono incluse) sul C/C postale N. 34936013
intestato a Luigi Cascioli, Via Provincie 45/b - 01020 Roccalvecce VT
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In seguito alla mancata risposta da parte dei tre ministri della Chiesa,
don Enrico Righi, cardinale Biffi e il vescovo Carraro, alle mie ripetute
richieste (vedi "PROCESSO"su www.luigicascioli.it )con lettere aperte,
pubblicate anche da giornali a diffusione nazionale, di una testimonianza
confermante l'esistenza storica di Cristo, ho preso la decisione di essere
io a portare a loro le prove della sua non esistenza anche se, per
escluderlo dalla storia, sarebbe più che sufficiente il solo fatto
chenessun documento contemporaneo parla di lui.
Riassunto telegrafico della situazione politico-religiosa della Palestina
sotto l'occupazione romana:
Nel -63 Pompeo, istallatosi a Damasco dopo la conquista della Siria,
decise, prima di rientrare a Roma, di dare un ordine sociale e politico a
tutti i possedimenti dell'Asia compresa la Palestina che è era stata
annessa all'Impero in qualità di protettorato.In Palestina c'eraun
conflitto tra i due fratelli Aristobulo II e Ircano II che si contendevano
il trono di Gerusalemme quali appartenenti alla casta deglidella stirpe
degli Asmonei sedicente discendente della stirpe di David.Pompeo, eletto
arbitro della contesa, ritenendo Aristobulo II non affidabile per certe sue
amicizie pericolose per Roma, decise in favore di Ircano II. sostenitori di
Aristobulo II organizzarono una rivolta armata contro Ircano II. Pompeo
pose termine ai disordini entrando in Palestina con le sue legioni. I
partigiani di Aristobulo II furono sconfitti, Gerusalemme occupata, i
legionari entrarono nel Tempio con conseguente profanazione del Sancta
Sanctorum che generò in tutti gli ebrei un odio feroce contro i romani.
Pompeo, riconfermato Ircano II al trono di Gerusalemme, ma sotto la
sorveglianza di un controllore di sua fiducia nella persona di un certo
Antipatro, nella certezza di aver ristabilito in maniera definitiva l'
ordine, partì per Roma lasciando una sola legione a Gerusalemme. Alla morte
di Aristobulo II, i suoi successoririprendono la lotta armata contro Ircano
II. È in questa rivendicazione che appare la figura di un certo Ezechia
nella parte di capo del movimento armato contro Ircano II e i romani suoi
sostenitori. (vedi Fav. di Cristo pag. 87). Gabinio, proconsole di Siria
(55-57 a.C.) intervenne con le legioni e dopo duri scontri riuscì a
riportare l'ordine.
Giulio Cesare, succeduto a Pompeo, riconfermò Ircano II al trono di
Gerusalemme ma con sempre accantoAntipatro nella sua carica di controllore
(47 a.C.).Antipatro ha un figlio di nome Erode il quale, per realizzare l'
ambizione di prendere lui il posto degli Asmonei sul trono di Gerusalemme,
si schiera al fianco dei Romani nella lotta di repressione contro i
rivoltosi di Ezechia.Morto Ezechia in uno scontro armato contro una
pattuglia comandata dallo stesso Erode(44 a.C.),il suo posto di pretendente
al trono di Gerusalemme viene preso da suo figlio Giuda, detto il Galileo
nel significato che aveva questo appellativo di "rivoluzionario" perché era
in Galilea che si trovava la più importante organizzazione
rivoluzionaria.Ircano II, intanto, venne fatto prigioniero nella guerra che
la Palestina stava conducendo contro i Parti.Approfittando della cattura di
Aristobulo II, Erode s'istallò sul trono di Gerusalemme facendosi eleggere
dai Romani re della Palestina. (-40).
Rientrato Ircano II dalla prigionia, Erodefece uccidere lui e tuttii suoi
discendenti degli Asmonei che avrebbero potuto contestargli il regno,
compresa sua moglie ... e i due figli che aveva avuto da lei. (È da questi
eccidi che fu costruita quella strage degli innocenti riportata dai
vangeli, che in realtà non è mai esistita).Erode muore nel 4 a.C. lasciando
una successione complicata tra i suoi quattro figli.Alla morte di Erode,
Giuda il Galileo, figlio di Ezechia, quale Asmoneo pretendente al trono di
Gerusalemme, con un esercito formato da esseno-zeloti, attacca la legione
romana di stanza a Gerusalemme generando una vera e propria guerra che
termina dopo ben tre interventi da parte di Quintilio Varo, proconsole in
Siria. La repressione da parte dei romani è feroce; la crocifissione di
duemila rivoltosi genera un aumento di odio verso i Romani da parte degli
ebrei.
Cesare Augusto, subentrato a Giulio Cesare, per rendere più controllabile
la Palestina la divide in quattro tetrarchie affidandone ciascuna ad uno
dei quattro figli di Erode. La più importante, quella della Giudea con
capitale Gerusalemme, l'affida ad Archelao quale primogenito.Questa
conferma da parte di Roma a mantenere i discendenti di Erode al comando
della Palestina, genera nuove rivolte da parte dei rivoltosi guidati da
Giuda il Galileo. Cesare Augusto, stanco dei continui disordini causati da
tutte queste lotte di successione, decide di occupare militarmente la
Palestina passandola da protettorato, quale era, a provincia dell'Impero
Romano etoglie dal trono di Gerusalemme ogni pretendente di razza ebraica
per sostituirlo conun procuratore romano a cui accorda ogni autorità,
compresa quella di emettere condanne amorte (6 d.C.).
Come conseguenza del passaggio da protettorato a provincia, la Palestina
viene sottoposta ad un censimento a fini fiscali che genera un fermento
generale del quale ne approfitta Giuda il Galileo per organizzare un'
ulteriore rivoluzione contro i romani, rivoluzione alla quale partecipa
tutto il mondo ebraico di religione biblica in una maniera particolarmente
sentita perché oltre al sentimento di ribellione contro l'imposizione delle
tasse che sarebbe derivata dal censimento, esso vedeva nella sostituzione
di Archelao con un procuratore romano al trono di Gerusalemme quell'
avvenimento che avrebbe annunciato l'imminente avvento del Messia secondo
quanto aveva predetto il profeta Giacobbe: << Il tempo dell'attesa si
compirà quando lo scettro di Davide passerà nelle mani di uno
straniero>>.La partecipazione del popolo fu così massiccia e sentita da
trasformare la rivolta in una vera e propria guerra che durò oltre due anni
mettendo spesso in difficoltà le legioni romane venute dalla Siria.
Morto Giuda il Galileo in questa guerra, il suo posto nelle rivendicazioni
al trono di Gerusalemme fu preso dal primogenito Giovanni e dagli altri
suoi sei figli Simone, Giacomo il Maggiore, Giuda (non l'Iscariote),
Giacomo il Minore, Giuseppe e, l'ultimo, Menahem, che morirà nella guerra
giudaica del 66-70 dopo essere stato acclamato dagli esseno-zeloti, durante
l'assedio di Gerusalemme da parte delle legioni romane, re dei Giudei.
Fatta questa breve ricapitolazione per far comprendere quale importanza
ebbero i discendenti della casta degli Asmonei nelle rivoluzioni
messianiche, passiamo ora ad analizzare, attraverso una documentazione
storica, questa squadra di combattenti Jahvisti, formata dai figli di Giuda
il Galileo, per trarre da essa quelle che sono le prime due prove dellanon
esistenza storica di Gesù Cristo.
SECONDA PROVA
La seconda prova della non esistenza storica di Gesù ci sarà fornita,
netta ed inconfutabile, mettendo in diretto confronto la figura del Messia
dei Testi Sacri, detto il Nazareno, con il Messia della Storia, detto il
Nazireo, entrambi pretendenti al trono di Gerusalemme in qualità di "re dei
Giudei".
Messia dei Testi Sacri.
Il Messia dei TestiSacri, al quale la Chiesa ha dato il nome di Gesù, ci
viene presentato secondo i seguenti dati anagrafici:
a)Paternità:figlio primogenito di Giuseppe.
b) Luogo di nascita: Betlemme, anche se Marco e Giovanni non ne fanno
menzione nelle loro biografie cominciando il racconto della sua vita da
quando aveva trent'anni.
c)Residenza: Nazaret, perché la città natale di suo padre Giuseppe, secondo
il biografo Dottor Luca, perché ha dovuto rifuggircisi dal ritorno dall'
Egitto dove si era rifugiato per sfuggire alla strage degli innocenti
ordinata da Erode che voleva ucciderlo perché ritenuto suo concorrente al
trono di Gerusalemme.
d) Professione: Rabbi.
e)Ha due appellativi, quello di Galileo perché Nazaret si trovava nella
regione della Galilea, e quello di Nazareno che gli viene dalla città di
Nazaret, considerata sua patria per adozione da Matteo e per discendenza
atavica da Luca.
f)Inizia la sua missione di predicatore formando una squadra di dodici
discepoli, dei quali alcuni sono suoi fratelliche si chiamano Simone
Pietro, detto Cefa, figlio di Giona, Giacomo il Maggiore detto Boanerghe,
Giuda detto Teudas (Taddeo), Giacomo il Minore detto Zelota... degli altri
otto, essendo alquanto complicata la spiegazione dei nomi, ne parleremo in
una prossima lettera aperta.
Con questa squadra di discepoli, partendo dai confini della Siria
(Mt.4,23), dopo un periodo di prediche di durata imprecisata ( tre per i
biografi Matteo e Marco, due per il biografo Dottor Luca e uno soltanto per
il biografo Giovanni), percorre la Palestina predicando una morale del
tutto identica a quella esseno-zelota, giunge a Gerusalemme perché è in
questa città che, secondo i Testi Sacri, deve concludersi la sua missione
di evangelizzatore.
Prima di entravi, ne prevede la distruzione. (Mt.24,15).
g) Sotto le feste di Pasqua, dopo aver consumato una cena nella quale i
discepoli vi partecipano armati di spade, viene arrestato nel Getsemani e
crocefisso sotto l'accusa di aver commesso reati di natura religiosa e
politica; religiosa, per essersi dichiarato figlio di Dio, e politica, per
aver sostenuto di essere il re dei Giudei (reato gravissimo per i Romani),
di aver tentato di sollevare il popolo e di avere impedito di pagare i
tributi a Cesare ( Lc. 23 - 1,5).
Giovanni di Gamala secondo la documentazione storica.
a)Paternità: figlio primogenito di Giuda il Galileo.
b)Luogo di nascita: Gamala, sita nella regione della Golanite confinante
con la Siria.
c)Residenza:Gamala, città degli Asmonei.
d)Quale discendente della stirpe di David, viene ricercato da Erode perché
lo considera un suo rivale al trono di Gerusalemme.
e)Professione: Rabbi.
f) Ha due appellativi, quello di Galileo come suo padre Giuda, anche se di
origine Golanite, perché appartenente al movimento rivoluzionario che ha
sedein Galilea, e quello di Nazireo perché appartenente alla casta
politico-religiosa dei Nazir alla quale il movimento rivoluzionario
avevaaffidato la propria propaganda secondo i canoni della morale
esseno-zelota.
g)Inizia la sua missione di propagandista rivoluzionario costituendo una
banda di guerriglieri, autonominatasi "Boanerghes" (figli della vendetta),
della quale fanno parte i suoi sei fratelli, i cui nomi sono Simone
Barjiona, detto Cefa, Giacomo il Maggiore, detto Boanerghe, Giuda, detto
Teuda, Giacomo il Minore, detto Zelota, Giuseppe e Menahem. Con questa
banda di guerriglieri, partendo dalla sua regione Golanite, che si trova ai
confini della Siria, percorre la Palestina per concludere la sua missione
in Giudea con la conquista di Gerusalemme.
e) Sotto le feste di Pasqua (era in questa ricorrenza che i rivoluzionari
organizzavano le rivolte approfittando della confusione generata dal forte
afflusso di pellegrini) viene catturato nel Getsemani e quindi crocifisso
sotto l'accusa di promotore di una rivolta.
Confronto storico-geografico tra Nazaret e Gamala.
Come si vede dai due estratti sopra riportati, ci troviamo di fronte a due
personaggi che, tolto qualche dato, come la paternità e la città da cui
provengono, hanno tutto il resto in comune. Sono entrambi perseguitati da
Erode perché vede in essi dei probabili rivali al trono di Gerusalemme
quali discendenti della stirpe di Davide, sonotutti e dueRabbi, hanno lo
stesso appellativo di "Galileo",sono capi di due squadre composte da
seguaci tra cui ci sono loro fratelli che hanno lo stesso nome, e iniziano,
sia l'uno che l'altro, la loro missione dai confini della Siria per
concluderla sotto le feste di Pasqua a Gerusalemme, dove vengono catturati
nell'orto del Getsemani per essere crocefissi sotto l'accusa di rivoltosi.
Lasciando da parte le paternità che non possono essere discusse su un piano
storico perché quella di Giuseppe, attribuitaa Gesù dai Testi Sacri, non è
altro che il risultato di un'immaginaria elaborazione biblica, passiamo ad
esaminarel'altra differenza che possiamo affermare essere la sola che si
oppone a fare dei due personaggi la stessa persona, cioè quella riguardante
le due città che vengono indicate come loro patrie; la città di Nazaret che
viene attribuita a Gesù dai vangeli e la città di Gamella che viene
attribuita a Ezechia, nonno di Giovanni, da Giuseppe Flavio.
Nazaret.
Lasciando l'annosa discussione riguardo la sua esistenza al tempo di Gesù
che da alcuni è negata perché nessun documento ne parla prima del IX
secolo, mentre da altri viene riconosciuta sotto forma di un piccolo
raggruppamento di capanne dai tetti di paglia, procediamo nella
dimostrazione della seconda prova considerando Nazaret nella sua posizione
geografica leggermente collinaredistantecirca trentacinque chilometri dal
lago di Tiberiade.Analizzando i vangeli non si può non restare sorpresi dal
fatto che le descrizioni che essi fanno della patria di Gesù non hanno
nulla a che vedere con la realtà.
Leggiamo insieme: <<Terminate queste parabole, Gesù partì di là e venuto
nella sua patria insegnava nella Sinagoga. La gente del suo paese,
riconosciutolo, si mise a parlare di lui. Gesù, udito ciò che dicevano,
partì di là su una barca, ma visto che la gente restava sulla spiaggia
guarì i malati e moltiplicò i pani e i pesci. Congedata la folla, salì sul
monte e si mise a pregare. Dal monte vide che sotto, nel lago di Tiberiade,
la barca degli apostoli era messa in pericolo dalle onde generate dal vento
che si era improvvisamente levato>>. (Mt. 13,2).
Se la patria di Gesù è Nazaret, come viene affermato dalla Chiesa, e
Nazaret è una città situata su una zona leggermente collinare e lontana dal
lago di Tiberiade trentacinque chilometri, vorrei che almeno uno dei tre
(don Enrico Righi, il card. Biffi e il Vescovo Carraro), ai quali mi sono
rivolto perché mi dessero una prova, una soltanto, dell'esistenza storica
di Gesù,mi spiegasse come possa esserci una riva, delle barche eun monte
che si erge sul lago di Tiberiade. Una vera contraddizione che non può
trovare nessuna giustificazione, anche la più assurda, dal momento che la
troviamo ripetutamente confermata da tutti gli evangelisti come risulta dai
passi sotto riportati:
<<Gesù si recò a Nazaret dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo
solito, di Sabato nella sinagoga e si alzò a leggere... all'udire queste
cose tutti furono pieni di sdegno; si levarono, lo cacciarono fuori della
città e lo condussero al ciglio del monte sul quale la città era situata
per gettarlo giù dal precipizio, ma egli, passando in mezzo a loro se ne
andò>>. (Lc. 4- 14 e segg.).
<<Quel giorno Gesù uscì di casa e, sedutosi in riva al mare(lago di
Tiberiade), cominciò a raccogliersi intorno a lui tanta folla che dovette
salire su una barca>>. (Mt. 13- 1,2).
<<Sentendo ciò che diceva, una gran folla si recò da Gesù. Allora egli
pregò i suoi discepoli che gli mettessero a disposizione una barca, a causa
della folla, perché non lo schiacciassero... salì poi sul monte,chiamò a sé
quelli che volle andassero da lui... Entrò in casa e si radunò intorno a
lui molta folla, al punto che non poteva neppure prendere cibo. Giunsero
sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori lo mandarono a chiamare. Dopo
aver spiegato chiaramente chi fossero realmente i suoi parenti, uscito di
casa, Gesù si mise a insegnare di nuovo lungo il mare >>...e come questi,
tanti sono ancora i passi dei quattro evangelisti che, riferendosi alla
città natale di Gesù, escludono nella maniera più evidente che Nazaret
possa essere la sua patria almeno che non si voglia, e tutto è possibile
alla fede, mettere barche in un paese che dista trentacinque chilometri dal
lago di Tiberiade e trasformare un pagliaio in una montagna.
Gamala.
Se la patria di Gesù non è Nazaret, quale è allora questa città a cui si
riferiscono i vangeli? La risposta ci viene da un passo della "Guerra
Giudaica" nel quale Giuseppe Flavio ci parla di Ezechia, padre di Giuda il
Galileo e nonno di Giovanni, pretendente al trono di Gerusalemme quale
appartenente alla casta degli Asmonei discendente della stirpe di Davide:
<<Ezechia era un Rabbi appartenente a famiglia altolocata della città di
Gamala che era situata sulla sponda golanite del lago di Tiberiade. Questa
città non si era sottomessa ai romani confidando nelle sue difese naturali.
Da una montagna si protende infatti uno sperone dirupato il quale nel mezzo
s'innalza in una gobba che dalla sommità declina con uguale pendio sia
davanti che di dietro, tanto da somigliare al profilo di un cammello
(gamlà); da questo trae il nome, anche se i paesani non rispettano l'esatta
pronuncia del nome chiamandola Gamala. Sui fianchi e di fronte termina in
burroni impraticabili mentre è un po' accessibile di dietro. Ma anche qui
gli abitanti, scavando una fossa trasversale, avevano sbarrato il
passaggio. Le case costruite sui pendii erano fittamente disposte l'una
sopra l'altra: sembrava che la città fosse appesa e sempre sul punto di
cadere dall'alto su se stessa. Affacciata a mezzogiorno, la sua sommità
meridionale, elevandosi a smisurata altezza, formava la rocca della città,
sotto di cui un dirupo privo di mura sprofondava in un profondissimo
burrone>>.(Guerra Giud. IV -4,8).
Basta rileggereuno solo dei passi evangeli citati per renderci conto che la
città di Gesù, corrispondendo esattamente alla descrizione di Giuseppe
Flavio, non è assolutamente Nazaret ma Gamala.
Ma come è potuto accadere che gli evangelisti siano caduti in una simile
incoerenza? La risposta è semplice: il capitolo riguardante la nascita di
Gesù, nel quale viene dichiarata Nazaret come patria di Gesù, fu aggiunto
in Matteo e in Marco quando i vangeli erano già stati scritti e pubblicati,
cioè nel IV secolo allorché i Padri della Chiesa decisero di dare a Gesù
una incarnazione attraverso una nascita terrena, incarnazione che fino ad
allora era stata sostenuto essere avvenuta all'età di trent'anni,nel
momento del battesimo ricevuto da Giovanni, per dichiarazione di Dio:
<<Questi è il mio figlio prediletto, che oggi ho generato>>.
Perché fu scelto proprio Nazaret, quel paese che al tempo di Gesùpoteva
essere tutt'alpiù rappresentato da un insignificante villaggio formato da
quattro capanna dai tetti di paglia e non una città di maggiore importanza
come Cafarnao, Sefforis o altre? Perché dovevano far sparire quell'
appellativo di Nazireo che, significando "attivista del movimento
rivoluzionario", avrebbe compromessola trasformazione di un combattente
Boanerges, figlio della vedetta, in un predicatore di pace e di perdono. E,
così, ancora una volta, come in tante altre trasformazioni fatte per
nascondere la natura originaria zelota dei discepoli (vedi "quananite", in
nativo di Cana, "Ecariot" in nativo di Keriot, "Galileo" nativo della
Galilea), ricorrendo all'espediente geografico, trasformarono "Nazireo" in
"Nazareno" quale oriundo della città di Nazaret. Trasformazione che,
secondo gli esegeti, spinge ad un sorriso di compassione nella sua
arrogantefalsità se si considera che gli abitanti di Nazaret non si
chiamano nazareni, ma"Nazaretani". Dunque, se la patria di Gesù non è
Nazaret ma Gamala, chi altri, in realtà, egli ha potuto essere se non quel
figlio di Giuda il Galileo che, quale primogenito di sette fratelli, morì
crocifisso per restaurare il regno di David di cui lui, quale asmoneo, ne
pretendeva il trono?
Queste sono le prime due prove che invio come risposta al silenzio della
Chiesa alla mia richiesta di una prova sull'esistenza storica di Gesù,
detto il Cristo, per la quale, se mi fosse fornita, sono pronto a ritirare
subitola querela contro la Chiesa, nella persona di don Enrico Righi, per
abuso di credulità popolare e sostituzione di persona.
Ho detto le prime due perché altre ne seguiranno.
Luigi Cascioli.
P.S. Risponderò ad eventuali obiezioni soltanto se mi verranno da una delle
tre persone sopra nominate o da chi, prendendo il loro posto, si assuma
tutta la responsabilità della Chiesa nella qualità di suo ministro. Ogni
intromissione di terzi appartenenti al mondo laico, per quanto dotti e
credenti possano dimostrarsi, sarà respinta.
Luigi Cascioli
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