Amleto, il danese
2012-06-07 23:21:52 UTC
I Paesi con tenore di vita migliore stanno diventando atei. Una
tendenza che ci offre la possibilità di dare un'occhiata a come sarà
il mondo tra non molto. Chi crede se la prende quando sente dire che a
causa del progresso Dio farà la fine del cavallo come mezzo di
trasporto. Una visione del genere, ovvero che la religione dovrà
cedere il passo all'ateismo, è nota come la teoria della
secolarizzazione.
La versione che preferisco è quella nota come ipotesi della sicurezza
esistenziale, ovvero: grazie a una migliore qualità della vita, gli
individui si preoccupano meno dei generi di prima necessità o
dell'eventualità di morire o di ammalarsi. In altre parole, si
sentono più sicuri e non avvertono la necessità di affidarsi a
un'entità superiore per placare ansie e paure. Ed esistono molte prove
che dimostrano come il miglioramento delle condizioni di vita comporti
anche un certo declino della religiosità. Ciò non toglie però che
studiosi serissimi, come il politologo Eric Kaufmann, sostengano il
contrario, e cioè che il fondamentalisti diventeranno più di tutti
quanti noi. Eppure, per quanto facciano molto parlare di sé, gli
integralisti rappresentano minuscole minoranze sul totale della
popolazione mondiale, senza contare che rappresenteranno una realtà
ancor più marginale col crescere del benessere mondiale e del tenore
di vita. Inoltre, quando i fondamentalisti si integrerano dal punto di
vista economico, le ragazze vanno a lavorare e formano famiglie più
piccole, che è un po' quello che sta succedendo ai Mormoni dello Utah.
Il parametro più ovvio per cercare di stabilire quando il mondo
diventerà in maggioranza ateo è la crescita economica. Logico, perché
lo sviluppo economico è il fattore chiave nella secolarizzazione. Per
arrivare a questa affermazione ho usato come pietra di paragone i nove
paesi più "senza Dio" (ad eccezione dell'Estonia in quanto Paese ex
comunista). E cioè: Belgio, Repubblica Ceca, Danimarca, Francia,
Germania, Giappone, Paesi Bassi, Svezia e Regno Unito, nei quali nel
2004 esattamente metà della popolazione dichiarava di ‘non credere in
Dio’ (fonte: Zuckerman, P. (2008). Society without God: What the least
religious nations can tell us about contentment. New York: New York
University Press). Il loro Pil era di media 29822 $ contro i 10855 $
della media dei Paesi mondiali. Quanto tempo passerà prima che
l'economia mondiale sia cresciuta abbastanza da far sì che il Pil
della media dei Paesi mondiali raggiunga quello dei "Paesi senza Dio"
nel 2004? Considerando il tasso di crescita medio globale degli ultimi
trent'anni pari al 3,33% (come riporta il sito dell'FMI), il passaggio
all'ateismo dovrebbe avvenire intorno al 2035.
Credere o no in Dio non è, naturalmente, l'unico parametro rilevante
quando si parla di religione. Una persona potrebbe, per esempio,
essere credente senza che la religione influenzi la sua vita
quotidiana.
Un modo per stabilire la profondità dell'impegno religioso è, come ha
fatto la Gallup Organisation in una serie di studi su scala mondiale,
chiedere a coloro che partecipano al sondaggio se ritengano importante
la religione nella loro vita di tutti i giorni. Laddove meno del 50%
della popolazione affermi che la religione sia importante indica che
il Paese è diventato un Paese a maggioranza atea. I Paesi “senza Dio”
sono risultati essere Spagna, Corea del Sud, Canada, Svizzera,
Uruguay, Germania e Francia. Al tasso di crescita medio annuo del
3,33%, la media dei paesi del mondo raggiungerebbe un livello
equivalente di ricchezza delle nazioni atee, "senza Dio", nel 2041. Se
la ricchezza nazionale porta alla secolarizzazione, allora la
popolazione mondiale sarà atea nel 2041, quando la maggioranza
considererà la religiosità poco importante.
Volendo fare una media, la popolazione mondiale sarà atea nel 2038
(media tra 2035, “non credo in Dio” e 2041, “la religione non è
importante nella vita quotidiana”). Se il 2038 sembra troppo vicino,
basta un’oscillazione di solo un 1% annuo, tanto nel considerare
l’assenza di fede che la religiosità nella vita quotidiana; se
consideriamo l'Indice di Sviluppo Umano la transizione verso l'ateismo
potrebbe essere anche più rapida (vd Barber, N. (2012). Why atheism
will replace religion: The triumph of earthly pleasures over pie in
the sky).
Ma la perdita del credo religioso è qualcosa di cui dovremmo avere
paura? Contrariamente a quanto affermano i leader religiosi, i Paesi
atei sono anche Paesi di grande integrità morale, con un livello
insolitamente alto di fiducia sociale, uguaglianza economica, bassa
criminalità e forte impegno civile. Che non è poi così male
http://www.tg3.rai.it/dl/tg3/articoli/ContentItem-1ff48f7d-f884-4a31-b351-ea922fc474e5.html
tendenza che ci offre la possibilità di dare un'occhiata a come sarà
il mondo tra non molto. Chi crede se la prende quando sente dire che a
causa del progresso Dio farà la fine del cavallo come mezzo di
trasporto. Una visione del genere, ovvero che la religione dovrà
cedere il passo all'ateismo, è nota come la teoria della
secolarizzazione.
La versione che preferisco è quella nota come ipotesi della sicurezza
esistenziale, ovvero: grazie a una migliore qualità della vita, gli
individui si preoccupano meno dei generi di prima necessità o
dell'eventualità di morire o di ammalarsi. In altre parole, si
sentono più sicuri e non avvertono la necessità di affidarsi a
un'entità superiore per placare ansie e paure. Ed esistono molte prove
che dimostrano come il miglioramento delle condizioni di vita comporti
anche un certo declino della religiosità. Ciò non toglie però che
studiosi serissimi, come il politologo Eric Kaufmann, sostengano il
contrario, e cioè che il fondamentalisti diventeranno più di tutti
quanti noi. Eppure, per quanto facciano molto parlare di sé, gli
integralisti rappresentano minuscole minoranze sul totale della
popolazione mondiale, senza contare che rappresenteranno una realtà
ancor più marginale col crescere del benessere mondiale e del tenore
di vita. Inoltre, quando i fondamentalisti si integrerano dal punto di
vista economico, le ragazze vanno a lavorare e formano famiglie più
piccole, che è un po' quello che sta succedendo ai Mormoni dello Utah.
Il parametro più ovvio per cercare di stabilire quando il mondo
diventerà in maggioranza ateo è la crescita economica. Logico, perché
lo sviluppo economico è il fattore chiave nella secolarizzazione. Per
arrivare a questa affermazione ho usato come pietra di paragone i nove
paesi più "senza Dio" (ad eccezione dell'Estonia in quanto Paese ex
comunista). E cioè: Belgio, Repubblica Ceca, Danimarca, Francia,
Germania, Giappone, Paesi Bassi, Svezia e Regno Unito, nei quali nel
2004 esattamente metà della popolazione dichiarava di ‘non credere in
Dio’ (fonte: Zuckerman, P. (2008). Society without God: What the least
religious nations can tell us about contentment. New York: New York
University Press). Il loro Pil era di media 29822 $ contro i 10855 $
della media dei Paesi mondiali. Quanto tempo passerà prima che
l'economia mondiale sia cresciuta abbastanza da far sì che il Pil
della media dei Paesi mondiali raggiunga quello dei "Paesi senza Dio"
nel 2004? Considerando il tasso di crescita medio globale degli ultimi
trent'anni pari al 3,33% (come riporta il sito dell'FMI), il passaggio
all'ateismo dovrebbe avvenire intorno al 2035.
Credere o no in Dio non è, naturalmente, l'unico parametro rilevante
quando si parla di religione. Una persona potrebbe, per esempio,
essere credente senza che la religione influenzi la sua vita
quotidiana.
Un modo per stabilire la profondità dell'impegno religioso è, come ha
fatto la Gallup Organisation in una serie di studi su scala mondiale,
chiedere a coloro che partecipano al sondaggio se ritengano importante
la religione nella loro vita di tutti i giorni. Laddove meno del 50%
della popolazione affermi che la religione sia importante indica che
il Paese è diventato un Paese a maggioranza atea. I Paesi “senza Dio”
sono risultati essere Spagna, Corea del Sud, Canada, Svizzera,
Uruguay, Germania e Francia. Al tasso di crescita medio annuo del
3,33%, la media dei paesi del mondo raggiungerebbe un livello
equivalente di ricchezza delle nazioni atee, "senza Dio", nel 2041. Se
la ricchezza nazionale porta alla secolarizzazione, allora la
popolazione mondiale sarà atea nel 2041, quando la maggioranza
considererà la religiosità poco importante.
Volendo fare una media, la popolazione mondiale sarà atea nel 2038
(media tra 2035, “non credo in Dio” e 2041, “la religione non è
importante nella vita quotidiana”). Se il 2038 sembra troppo vicino,
basta un’oscillazione di solo un 1% annuo, tanto nel considerare
l’assenza di fede che la religiosità nella vita quotidiana; se
consideriamo l'Indice di Sviluppo Umano la transizione verso l'ateismo
potrebbe essere anche più rapida (vd Barber, N. (2012). Why atheism
will replace religion: The triumph of earthly pleasures over pie in
the sky).
Ma la perdita del credo religioso è qualcosa di cui dovremmo avere
paura? Contrariamente a quanto affermano i leader religiosi, i Paesi
atei sono anche Paesi di grande integrità morale, con un livello
insolitamente alto di fiducia sociale, uguaglianza economica, bassa
criminalità e forte impegno civile. Che non è poi così male
http://www.tg3.rai.it/dl/tg3/articoli/ContentItem-1ff48f7d-f884-4a31-b351-ea922fc474e5.html